Metallica “72 Seasons” (Blackened, 2023)

Dodicesimo album per i quattro cavalieri del metal con qui staccano il biglietto dei quaranta anni dall’esordio “Kill ‘Em All”, l’album che ha sdoganato il thrash metal. Ed è proprio da quella stagione che i fan più intransigenti non riescono a staccarsi, infatti vorrebbero James Hetfield e soci sempre incollati a quelle sonorità, quando le 72 stagioni che portano all’età adulta (da cui il titolo), i Metallica le hanno passate da un pezzo. In effetti questo disco è forse il più vicino a certo metal del passato, ma non ha certamente l’irruenza della giovinezza. E per fortuna direi, altrimenti si sfiorerebbe il patetico. La verità è che i Metallica hanno un suono marchiato, personale, una distorsione che caratterizza la voce di Hatfield, che di fatto è diventata un modello da imitare. Settantasette minuti per undici brani, per dimostrare, dopo qualche incertezza con i precedenti “Hardwired… To Self-Destruct” e “Death Magentic” (“Lulu” condiviso con Lou Reed è un’altra storia), che i Metallica sono ancora una band significativa per la scena rock. E la scelta di rock (e non metal), è voluta. Registrato e prodotto egregiamente, non privo di qualche autocitazione “72 Seasons” è, dopo un’attenta analisi, il lavoro più vicino al campione di incassi “Black Album” che nel 1991, lanciò la band nell’orbita dei giganti. Se per molti questo può trasformarsi in un limite, per me è un grande complimento. In qualche modo mi sento di dire: bentornati Metallica. (Gianni Della Cioppa)

Virgin Steele “The Passion Of Dionysus” (SPV/Steamhammer, 2023)

Anche se gli ultimi album sembrano lontani dalle gesta che hanno portato i Virgin Steele ad essere una delle band di punta dell’epic metal, non possiamo negare che la curiosità sia sempre tanta. “The Passion…” segue la strada di questi ultimi tre lustri, ovvero un rock epico, pomposo, con l’energia sfocata e tante tastiere in evidenza. Peccato perché il compagno di avventura del mastermind Dave DeFeis, cantante, tastierista e compositore, è Edward Pursino, un chitarrista di indubbio talento, costretto a vivere nell’ombra nell’utilizzo delle ritmiche, mentre gli vengono offerti molti spazi solisti, per la costruzione delle linee melodiche rafforzate, come detto, da un massiccio uso di tastiere. L’insieme è gradevole, con un passo pomposo, ma a cui mancano le ritmiche, visto l’uso scarno di basso e batteria. Il tutto consente a DeFeis di sfoderare la sua ugola, non più altissima come negli anni migliori, ma sempre capace di dipingere bellissime parti. Notevole sempre le ricerche per i testi, che ruotano intorno all’affascinante binomio essere divino ed essere umano, che DeFeis interpreta con ardore e convinzione. Bellissime alcune melodie ed ascoltandole cresce il rammarico, penso a cosa avrebbe potuto essere l’album, se avesse mantenuto l’intensità di “A Song Of Possession”, un brano clamoroso. Non è una bocciatura, come ho letto in altre sedi, ed è necessario dimenticare i Virgin Steele del passato remoto, ma è evidente che le idee ci sono a basterebbe la volontà di un suono più… metal. (Gianni Della Cioppa)


Extreme “Six” (earMusic, 2023)

I bostoniani Extreme sono stati tra i grandi protagonisti del rock americano a cavallo tra fine anni ’80 e anni ’90, abbracciando le sfumature del periodo, dall’heavy melodico al funky al crossover, sempre con uno stile personale, contraddistinto dalla voce di Gary Cherone e dal sopraffine talento del chitarrista Nuno Bettencourt. Dopo cinque album, un paio di capolavori e cose meno di peso, sono scomparsi, spargendo valori aggiunti in altri progetti e persino quel “III” dei Van Halen, con Cherone al canto, merita una parziale riconsiderazione migliorativa. La band nel 2008 era tornata con l’incerto “Saudades De Rock” ma, dopo numerosi tour, è solo con questo “Six, che si può parlare di vero come back. La sezione ritmica è affidata al bassista di sempre Pat Badger e al batterista Kevin Figueiredo, in formazione dal 2007. E “Six” direte voi? Bello, fresco, moderno e classico allo stesso tempo, un album capace di reggere, in almeno cinque brani, il passo con i tempi migliori e che offre nuove gradazioni, senza mai snaturare l’approccio funky della band. Tra “Rise”, “Other Side Of The Rainbow” e “The Mask”, spunta la ballata “Hurricane” cantata a due voci, con un Bettencourt dolcissimo, che dimostra come l’ispirazione sia ancora fulgida e che se non vivessimo in questi tempi musicalmente balordi e pasticciati, dovrebbe diventare la nuova “More Than Words” all’istante. Divertente “Beautiful Girls” beach song che andrebbe ballata nelle spiagge di tutto il mondo, al posto di insignificanti reggaeton costruito con i computer. Mette un po’ di tristezza la bellissima chiusura di “Here’s The Losers”, ma vorrei che i quattro sapessero che per noi non sono affatto dei perdenti, continuano bensì ancora oggi ad essere gli eroi di un rock che forse non c’è più tra le masse, ma che batte forte nel cuore di noi che non abbiamo mai smesso di amarlo. (Gianni Della Cioppa)

Girlschool ““WTFortyfive?” (Silver Lining Music, 2023)

Le ragazze inglesi del metal arrivano al quattordicesimo album in quasi mezzo secolo di storia, tra mille storie, cambi di line up, successi, delusioni e compagne perse per strada. Ma le dodici tracce di questo album in fondo ci dicono che nulla è cambiato, l’energia è la stessa di quando sfidavano con coraggio ed arroganza un mondo, al tempo, fortemente maschilista come quello del metal. Oggi non le ammiriamo solo per meriti acquisiti, ma perché la loro musica si conferma qualcosa di vero, di solido e di ben fatto. Gli ospiti Biff dei Saxon, Duff McKagan dei Guns e Phil Campbell della famiglia dei Motörhead, sono presenze che dimostrano come la stima dell’ambiente non sia solo di circostanza. Un disco classico, solido, pieno di riff, cori e chitarre roventi, ma tutto fatto con gli attributi, sempre con lo spirito di quei primi anni ’80 quando il metal nasceva e tutto appariva meraviglioso. Ascoltate il singolo “Are You Ready”, scritto dal chitarrista virtuoso Joe Stump e ditemi se non può essere altro che stima, per convincerlo a cedere un brano di questa potenza? Le ragazze di scuola continuano a colpire, ma da tempo non scappano più, ci guardano dritto negli occhi! (Gianni Della Cioppa)