“Signore, la fila comincia più in là”. Mi giro convinto che il ragazzo della security stia sbagliando ma presto mi devo ricredere. Siamo all’esterno dell’Hammerstein Ballroom, a due passi dall’Empire State Building, e manco a dirlo c’è gente a tutte le ore che cammina per strada. Dietro a uno spazio lasciato libero per far camminare i passanti, scorgo una lunga fila di persone che aspettano pazientemente. Riconosco le magliette dei Maneskin e mi rassegno a mettermi in coda per entrare nel locale. E qui arriva il peggio. Girato l’angolo dell’isolato, vedo che la fila prosegue a perdita d’occhio. Arrivo all’angolo successivo ma la vista che si presenta è la stessa: una massa ordinata di persone che aspetta di entrare. Mi ci vuole il giro di quasi tutto l’isolato per trovare la fine della fila ma questi sono i Måneskinnel 2022: un gruppo italiano che ha raggiunto il grande successo negli States, la patria del rock, e che tutti vogliono vedere. Non mi vengono in mentre altri gruppi italiani che si possano paragonare a loro.

Ramazzotti? Non è proprio rock. Zucchero? Non è mai arrivato a questi livelli. La Pausini? Beh, lasciamo perdere. I Måneskinqui hanno raggiunto la vetta. A soli due mesi dalla loro apparizione al Global Citizen Festival, dove hanno suonato a Central Park di spalla nientemeno che ai Metallica (vedi recensione su questo stesso sito), i quattro ragazzi romani tornano nella Grande Mela per due date all’Hammerstein Ballroom, lo stesso locale dove ieri abbiamo visto gente come Amon Amarth, Carcass e Obituary. Dentro al locale si sentono parecchi italiani ma il pubblico americano è comunque tanto e si avventura pure a cantare nella nostra lingua. Ascoltare per credere: “Zitti e Buoni”, parolacce comprese, è cantata a squarciagola da tutti. Bastano i primi ormai celebri riff di chitarra per conquistare i fan a stelle e strisce.

Non c’è dubbio che i Måneskinabbiano una presenza scenica invidiabile: Damiano si muove come un consumato cantante rock, Victoria si agita con un perenne ed enigmatico sorriso stampato in faccia e forma con Ethan una sezione ritmica compatta. Il chitarrista Thomas sembra su un’altra dimensione ma i suoi riff colpiscono diretti e lasciano il segno. I Måneskinnon inventano nulla ma ripropongono del sano vecchio rock con la freschezza di chi ha vent’anni, condito con un po’ di italianità che li distingue da mille altri gruppi. Pezzi come “Supermodel” e la nuova “Kool Kids” rivisitano il rock con la sensibilità da millennial. Ci sono i pezzi da classifica, come l’arcinota “Beggin’” dell’italoamericano Frankie Valli ma i Maneskin non esitano a darci dentro come con “In Nome Del Padre”, che pesca da Rage Against the Machine e li condisce con riff simil zeppeliniani.

Essendo a New York, risulta pienamente in tema la cover degli Stooges“I wanna be your dog” (il CBGB non è distante da qui…), eseguita con rabbia patinata da Damiano e compagni. “Mammamia” è un pezzo un po’ sopra le righe ma ruffiano abbastanza da non far calare l’attenzione mentre “I Wanna Be Your Slave” è un altro tiro andato a segno. Victoria e Damiano scendono in mezzo al pubblico e poco più tardi Thomas si fa portare a spalla da uno della sicurezza nel bel mezzo dell’Hammerstein Ballroom, continuando a suonare la chitarra con il suo fare allampanato. Ci sta tutto come ci sta l’invasione finale del palco da parte di una frotta di fan (sole donne. Non proprio al passo con i tempi ma, dal mio punto di vista, sempre gradito). Il tour nordamericano dei Maneskin proseguirà fino alla data finale di Las Vegas, quella dove spaccheranno tutti i loro strumenti per la disapprovazione di molti loro fans (e qui si vede che i tempi sono cambiati….).

Ora è il momento del nuovo disco “Rush!” che uscirà nei negozi il prossimo 20 gennaio (dimenticavo, i negozi di dischi non esistono più…). Ora viene anche il momento più difficile: dopo aver raggiunto ogni traguardo in soli due anni, non sarà facile per il quartetto romano restare in vetta. Sappiamo che sarà molto dura. Ma non siamo forse nel Paese delle opportunità?