L’evento più traumatico nella carriera dei Led Zeppelin, secondo solo alla morte improvvisa di John Bonham, è di certo rappresentato dall’unica data della band in Italia, il famigerato concerto che a quei tempi un’organizzazione un po’ sprovveduta abbinò alla decima edizione del “Cantagiro”.

Quest’anno, 50° anniversario dell’evento, la Tsunami Edizioni ha pubblicato una nuova edizione rinnovata e ampliata del volume di Giovanni Rossi Led Zeppelin ’71 – La notte del Vigorelli, uscito originariamente nel 2014. Ho letto la prima edizione del volume; mi è piaciuto, perché l’autore ha saputo ben contestualizzare gli accadimenti di una notte che ormai è una delle tante storie rock leggendarie. Una storia fatta di luci e ombre, resa ancor più nebulosa dal passare del tempo e dal poco materiale testimoniale rimasto a disposizione: col risultato che i fans italiani non hanno mai più avuto la possibilità di vedere gli Zeppelin su un palco nazionale, e che la band ha sempre associato il nostro paese a pessimi ricordi (Italia è una parola che non va mai pronunciata in mia presenza”disse a caldo Jimmy Page). La complicata sequenza degli eventi di quel giorno è più o meno nota a tutti (anche se incredibilmente Richard Morton Jack, nel suo Led Zeppelin dalla A alla Z, sempre pubblicato da Tsunami nel 2019, liquida tutta la questione affermando che quella sera “scoppiò una rissa tra i fan durante il concerto), come spesso si è ricordato il clima sociopolitico italiano di quegli anni. Ma non è questo che mi ha colpito nel libro di Rossi, il cui merito è quello di aver analizzato quel giorno minuto per minuto: ho scoperto così un risvolto se vogliamo positivo di tutta la storia, un piccolo tassello di storia del rock italiano che altrimenti sarebbe rimasto schiacciato tra le devastazioni, le manganellate, i lacrimogeni, la gente spaventata e incazzata. Insomma, proprio nel momento in cui i Led Zeppelin stavano per vivere uno dei momenti più neri della propria carriera, sul palco del Vigorelli succedeva anche qualcosa di importante, e in qualche modo positivo. I Ricchi e Poveri e Morandi vengono fischiati e non riescono a portare avanti i loro set senza interruzioni e contestazioni, tanto che altri artisti in cartellone, come Milva e Dalla, si rifiutano di salire sul palco a far da bersaglio di lattine e bottiglie. Le strade fuori dal velodromo si stanno scaldando tra gente che vuole entrare col biglietto regolare, autonomi che vogliono la musica gratis e tentano di sfondare i cancelli, forze dell’ordine, agitatori e gruppi di infiltrati che vedono il caos come occasione di scontro. A questo punto serve qualcosa per raffreddare l’atmosfera finché gli Zeppelin – già preoccupati – non saliranno sul palco. C’è questo gruppo, i New Trolls, che in qualche modo rappresenta una novità rispetto ai cantautori nazionali, proponendo un pop rock progressivo che si avvicina di più alla proposta della band inglese. Sono in attività già da qualche anno, ma proprio nel 1971 hanno dato una svolta più rock al repertorio, e per questo i giovani hanno cominciato a seguirli con interesse. I New Trolls stanno promuovendo il loro terzo album, Concerto grosso, e sul palco del Vigorelli sudano l’anima per riprodurre le lunghe suite del disco, scegliendo le parti più rock, quelle che spaccano dal vivo. È la prima volta che si esibiscono in un posto così grande, davanti a così tanta gente, tra l’altro abbastanza irrequieta. Sicuro che se la fanno sotto. Ma se la giocano, e vincono, perché il pubblico si quieta, li ascolta, capisce che questi ragazzi stanno proponendo qualcosa di nuovo e di forte, sicuramente diverso dalla classica musica italiana. Anche Page e soci, seduti sugli amplificatori, li ascoltano, forse ammirando il coraggio di salire su un palco già difficile, forse pensando che se lo fanno loro, anche i Led Zeppelin dovranno dimostrare di non avere paura di bottiglie e lacrimogeni. Sono gli ultimi momenti di calma: terminato il set, i New Trolls lasciano campo libero, ma non è stato per niente facile; il batterista viene portato a braccia nel backstage, esausto. E poi succede il finimondo, il dentro e il fuori si confondono nel fumo acre e intossicante dei lacrimogeni. Sono rimasto molto colpito da questa parte della storia, perchè la grandezza e l’importanza di una band come i Led Zeppelin ha sempre fatto ricordare questo concerto come una sconfitta del rock; io invece la voglio vedere come un segno della forza e della perseveranza di un gruppo italiano che poi, da questo momento, si prenderà un mucchio di soddisfazioni. Si può certo dire che hanno iniziato col botto! Sono contento che un autore come Giovanni Rossi abbia voluto scavare minuziosamente tra le pieghe di quella giornata, per ridare ai fatti il giusto colore, per raccontarci di un’Italia piena di problemi, controversa, difficile, ma anche testimoniare che molti guardavano avanti, e che i sogni di questi molti non si sono dissipati nel fumo della guerriglia urbana.

 le parti più rock, quelle che spaccano dal vivo. È la prima volta che si esibiscono in un posto così grande, davanti a così tanta gente, tra l’altro abbastanza irrequieta. Sicuro che se la fanno sotto. Ma se la giocano, e vincono, perché il pubblico si quieta, li ascolta, capisce che questi ragazzi stanno proponendo qualcosa di nuovo e di forte, sicuramente diverso dalla classica musica italiana. Anche Page e soci, seduti sugli amplificatori, li ascoltano, forse ammirando il coraggio di salire su un palco già difficile, forse pensando che se lo fanno loro, anche i Led Zeppelin dovranno dimostrare di non avere paura di bottiglie e lacrimogeni. Sono gli ultimi momenti di calma: terminato il set, i New Trolls lasciano campo libero, ma non è stato per niente facile; il batterista viene portato a braccia nel backstage, esausto. E poi succede il finimondo, il dentro e il fuori si confondono nel fumo acre e intossicante dei lacrimogeni. Sono rimasto molto colpito da questa parte della storia, perché la grandezza e l’importanza di una band come i Led Zeppelin ha sempre fatto ricordare questo concerto come una sconfitta del rock; io invece la voglio vedere come un segno della forza e della perseveranza di un gruppo italiano che poi, da questo momento, si prenderà un mucchio di soddisfazioni. Si può certo dire che hanno iniziato col botto! Sono contento che un autore come Giovanni Rossi abbia voluto scavare minuziosamente tra le pieghe di quella giornata, per ridare ai fatti il giusto colore, per raccontarci di un’Italia piena di problemi, controversa, difficile, ma anche testimoniare che molti guardavano avanti, e che i sogni di questi molti non si sono dissipati nel fumo della guerriglia urbana.