Nei meandri paludosi e insidiosi del metal underground statunitense le sorprese sono sempre dietro l’angolo; infatti, per chi non si accontenta dei soliti nomi e ama esplorare generi diversi, il nuovo continente è fucina di ottimi gruppi come i Moon Wizard, quartetto in arrivo da Salt Lake City, Utah.
Il gruppo in verità è già alla terza uscita autoprodotta in cinque anni, con il primo album omonimo uscito nel 2019 e seguito l’anno dopo da “The Night Harvest”.
Quattro anni sono occorsi alla band, quindi, prima di arrivare al traguardo del terzo lavoro che la conferma quale ottimo esempio di doom metal, in cui non mancano pesanti soluzioni stoner e un’atmosfera di velata ritualità grazie alla voce della cantante Sami Wolf, grintosa sia nell’approccio vocale che nel look da vera metallara, evitando il cliché della diabolica fatina, esibito da tante sue colleghe.
Ad accompagnare la cantante troviamo Ashton Nelson (batteria), Aaron Brancheau (chitarra) e Joseph Fiel (basso) a formare un quartetto coeso che, senza troppi fronzoli, regala una serie di brani che non perde di intensità sin dall’opener “Meteor”, passando dal tocco psichedelico di “Mothership” o dalla massiccia “Magnolia”.
“Sirens”, valorizzato anche da una bellissima copertina, risulta così un buon prodotto di genere dove il doom sabbathiano incontra lo stoner, senza lasciare da parte un accenno agli anni settanta e a quel rock che ancora oggi continua a dettare legge nel songwriting delle nuove leve.
In sintesi, immaginate i Black Sabbath jammare con i Kyuss e i Blood Ceremony ed avrete un’idea di cosa troverete in “Sirens”.