I semisconosciuti statunitensi Wyrzmyr tornano con un nuovo EP di sei brani che potrebbe tranquillamente essere considerato un full lenght, visto il minutaggio che supera abbondantemente i trenta minuti di durata.
Il trio composto da Dermot Erwin (voce, chitarra, basso), A.Humble Wyrm (voce, tastiere) e Jim Richards (batteria) è quanto di più underground si possa trovare nel genere; infatti, il sound spazia tra prog e psichedelia, con un approccio vintage che rende il tutto, perfettamente in linea con i gusti dei rockers più attempati e legati al sound di settantiana memoria.
Il primo EP omonimo, risalente al 2020, è stato registrato e prodotto dalla band così come “II”, masterizzato nei Greendot Studios da Steve “Snake” Green.
I sei brani hanno il compito di portare l’ascoltatore nello spazio, farlo viaggiare fino alle soglie di Urano con un concept di matrice sci-fi e fatto di musica rock psichedelica, birra e tanto amore, così come voleva la ritualità flower power di fine anni sessanta.
Dalla baia di San Francisco, dove tutto è iniziato, fino all’immensità delle galassie la strada è lunga e impervia, ma i Wyrmzyr affrontano le difficoltà di un viaggio interminabile a colpi di rock, tra mille influenze e buoni brani come l’opener “The Game”, in cui un flauto “andersoniano” ne caratterizza i primi minuti, “The Ladder”, dal piglio progressivo e la successiva “Take The Queen”, dove un organo dai mille colori accompagna una chitarra distorta prima che il brano si trasformi in una jam.
I Pink Floyd sono gli ispiratori principali di “Crop Circles”, brano che chiude l’opera e che aggiunge spessore al buon lavoro fatto dai tre musicisti della Bay Area.
Difficilmente troverete altre righe su questo album, specialmente dalle nostre parti, per cui approfittatene…