Per chi ha la fortuna di avere un orecchio sensibile per la buona musica in toto e non si ferma ai soliti due o tre generi preferiti, con il passare del tempo un buon numero di gruppi incontrati per le strade del rock diventano punti fermi e ad ogni loro uscita si rivelano un’occasione per tornare a godere delle nuove note scritte e suonate da quelle che diventano, per ognuno, le proprie band “cult”.
I Mago De Oz per il sottoscritto sono una di queste, essendo da oltre trent’anni grandi interpreti del metal classico iberico e probabilmente il gruppo più amato in patria quando si parla di musica dura.
Nata verso la fine degli anni ottanta, la band madrilena ha inanellato una serie di album capolavoro arricchendo un’abbondante discografia nella quale l’esordio su lunga distanza risale al 1994 con l’album omonimo.
Tra folk, progressive, power/heavy metal e musica celtica, la band spagnola non si è mai risparmiata in fatto di grandi concept, incontrando i favori degli appassionati anche fuori dai patri confini grazie a magnifiche opere come, tra le altre, “La Leyenda De La Mancha” (1998), “Gaia” (2003), “Gaia II: La Voz Dormida (2005), “La Ciudad De Los àrboles” (2007).
Saldamente in mano ai due musicisti e membri originali rimasti in formazione (il batterista e leader Txus Di Fellatio ed il violinista Carlos “Moha” Prieto), i Mago De Oz ripartono neanche troppo tempo dopo il precedente album uscito un paio di anni fa (il buon “Bandera Negra”) con questo nuovo lavoro intitolato “Alice En El Metalverso” che, come suggerisce il titolo, è un concept che vede il gruppo alle prese con una versione moderna di “Alice Nel Paese Delle Meraviglie”.
I nuovi membri si ritagliano il loro spazio con buone performance, con la chitarra di Jorge Sàlan, già nel gruppo ai tempi di “Gaia II: La Voz Dormida”, e la voce del cantante Rafa Blas, cantante perfetto per il sound più orientato al power metal del nuovo lavoro.
Infatti, “Alice En El Metalverso” sacrifica le atmosfere folk e progressive a favore di un approccio più diretto ed heavy/power; l’atmosfera che si respira tra i brani è quella di un album di genere che ha tra i suoi solchi una vena epica assolutamente raffinata, e se per i vecchi fans appare magari poco sfruttata la componente folk da “fiesta pagana”, rimane comunque ben in evidenza il marchio di fabbrica Mago De Oz, grazie soprattutto ai dodici minuti della title track posta in apertura, sunto di quello che l’ascoltatore andrà ad ascoltare in questa nuova raccolta di brani.
Al power metal tradizionale e scontato tra i solchi del singolo “El Sombrero Loco” segue un’altalena tra canzoni splendide e cavalcate metalliche meno ispirate dal sound classico del gruppo, con in evidenza l’epica power ballad “Como Un Sussurro” e la seguente “Luna De Sangre”.
Così come è iniziato, l’album si conclude con uno dei brani più belli dell’opera, quella “La Voz De Los Valientes” che con i suoi nove minuti torna a regalare emozioni tra accelerazioni, ritornelli da cantare nei prossimi live ed epiche cavalcate power/epic/folk metal. Bentornati Mago De Oz!