Il rinoceronte rimase ignoto alla cultura europea fino al 1515, quando un primo esemplare arrivò in Portogallo trasportato da una nave proveniente dall’Asia orientale. Lo stesso anno Albrecht Dürer ne eseguì una rappresentazione xilografica destinata a diventare famosa in tutto il mondo. Un particolare dell’opera, la testa dell’animale, è la copertina dell’ultimo album dei Jack O’ The Clock, intitolato “The Warm, Dark Circus”. La band statunitense, all’attivo da più di quindici anni, è ormai un punto di riferimento per tutti coloro che siano interessati al lato più folk del mondo progressivo contemporaneo.
Caos ordinato: è questa la sensazione che si può provare ascoltando le canzoni dei Jack O’ The Clock, caratterizzate da un impianto sonoro estremamente ricco e stratificato. Il disco comincia con “The Ladder Slipped”: armonica e chitarra acustica ci trasportano in un’atmosfera agreste. Il brano cresce delicato e con pazienza, per poi espandersi verso il finale con violino e chitarra elettrica in dialogo (binomio che ricorda gli East of Eden). Archi e fiati partecipano al blues di “Division Blues”, gesto psichedelico ruvido e graffiante. “Stuck Inside of Elvis”, invece, è una ballata prog assai classicheggiante, affidata a motivi musicali suonati dai fiati. Nel pezzo fanno ingresso altri strumenti, ognuno con una melodia diversa: si ha l’impressione di assistere ad una scena teatrale con diverse comparse.
Brano esteso e coraggioso, “Dürer’s Rhinoceros” è la quintessenza della musica dei Jack O’ the Clock: temperie bucolica evocata da raffinate armonie vocali e intrecci di chitarre acustiche, a cui si aggiungono infiniti dettagli sonori che arricchiscono la struttura del pezzo. Ogni strumento – fiati e archi in particolare – interviene a dare un contributo personale, come in un salotto letterario dove si sente con chiarezza la voce di ciascun ospite. Il ritmo rallenta con “This Is Just What It Seems”, ballata dolce e quieta con sfumature country. “How Are We Doing…” mette alla prova l’ascoltatore: è un brano lungo e molto sperimentale, che lascia spazio alle percussioni e ai fiati; solo in un secondo entra in gioco la voce di Damon Waitkus, circondata da un’impalcatura strumentale massiccia. Per giochi vocali e uso dei fiati tornano alla mente nomi importanti come Yes e King Crimson. A seguire “… And Who Will Tell Us?”, canzone basata su un dialogo vivace tra chitarre elettriche e percussioni. Il disco si conclude con “Snowman on a Ledge”, dolce e anticheggiante, che può richiamare alla mente Kate Bush.
“The Warm, Dark Circus” è un’opera interessante, una conferma della creatività e del desiderio di sperimentare di Damon Waitkus e compagni, che si sono avvalsi di una folta squadra di musicisti per registrare l’album. Quello dei Jack O’ The Clock è un progetto musicale che ha oramai acquisito uno stile personale e riconoscibile. Ispirato alle ansie e alle incognite della nostra era, questo nuovo lavoro è una prova della loro volontà di produrre musica in nome dell’arte, intesa come forma d’espressione libera da qualsiasi logica di mercato – il che, al giorno d’oggi, non è affatto scontato. Un esempio da seguire!